La consapevolezza di dover assumere un ruolo guida nei confronti dell’Europa, distrutta dalla guerra e minacciata dal comunismo, era quindi ben presente da parte delle autorità americane sin dalla fine del conflitto, ma fu enunciata pubblicamente da Truman soltanto nel marzo 1947. In un discorso in cui sottolineava l’incertezza e l’instabilità del periodo storico, il presidente faceva riferimento anche alle aspettative che i popoli europei riponevano nella leadership degli Stati Uniti, unico gigante economico nel mondo, e all’impegno del popolo americano ad assumersi il proprio ruolo di guida <258. L’attuazione del Piano Marshall, finalizzato a dare un impulso alla ripresa economica dell’Europa, fu la prima iniziativa che corrispose alla presa di coscienza del nuovo ruolo internazionale degli Stati Uniti. Il Piano Marshall era funzionale all’instaurazione di un sistema di scambi internazionali efficiente, per il quale la ricostruzione dell’Europa era un presupposto fondamentale <259. Il piano Marshall nacque inoltre dalla preoccupazione con cui il governo americano assisteva alla progressiva espansione del modello comunista in Europa orientale e alla rapida crescita dei partiti comunisti dell’Europa occidentale, in particolare quelli di Italia e Francia. Riassestando l’economia e rialzando i bassi standard di vita del dopoguerra, si pensava fosse possibile porre in argine all’ascesa del comunismo in tutte le zone a rischio <260.
La necessità di corredare il piano economico di una “coerenza politica” rese urgente porre alla guida delle economie europee forze politiche più vicine agli interessi degli Stati Uniti, le uniche ritenute in grado di completare un progetto liberale e multilaterale come il Piano Marshall. Di qui emerse l’esigenza di estromettere i partiti comunisti dalle coalizioni di governo, dipendenti invece dalle esigenze sovietiche e a favore di un’economia centralizzata ed autarchica <261. In Italia l’estromissione avvenne nel maggio 1947, con l’insediamento del quarto governo De Gasperi, di cui non facevano parte comunisti e socialisti <262. A proposito dell’esclusione dei comunisti dal governo italiano, si è fatto spesso riferimento alle formule di “democrazia bloccata” “democrazia incompiuta”, oppure di “bipartitismo imperfetto” <263. Quella italiana era una Repubblica ufficialmente aperta al ricambio di governo, possibilità tra l’altro garantita dalla Costituzione, ma di fatto bloccata rispetto ad ogni possibile alternativa, in quanto il Pci si muoveva al di fuori della fedeltà atlantica e avrebbe potuto, una volta ottenuto il potere, abbandonare quello schieramento. In questo contesto, quindi, la democrazia italiana non funzionava in modo fisiologico, perché l’alternanza delle diverse componenti politiche al governo del Paese, benchè formalmente garantita, era materialmente impedita da un meccanismo che escludeva i comunisti dai processi decisionali ed esacerbava lo scontro ideologico con questa componente della democrazia italiana. Lo stesso avvenne anche in altri paesi europei appartenenti all’orbita occidentale. In Francia, in maniera del tutto analoga e contemporaneamente al caso italiano, il Presidente del Consiglio Ramadier approfittò di un voto contrario espresso dal Partito comunista francese sulla politica economica del governo, per attivare la procedura inedita della revoca dei cinque ministri comunisti che facevano parte del governo (éviction) <264.
Oltre che con queste azioni di carattere diplomatico, la dominazione statunitense in Europa si espresse anche attraverso le covert operations, di cui si è già parlato. Ad essere principalmente presi come obiettivo furono soprattutto Francia e Italia, i cui partiti comunisti avevano un seguito maggiore rispetto agli altri paesi europei. La campagna clandestina volta a finanziare i principali partiti non comunisti in prossimità delle elezioni italiane del 1948 fu assunta come modello di riferimento per interventi successivi, in quanto a Washington si ritenne di aver individuato lo strumento più adatto ad estromettere le sinistre dai governi europei <265. Si trattava infatti di un modello facilmente replicabile, in quanto basato su pochi elementi: l’appoggio di personale locale filo americano da istruire ed utilizzare, la disponibilità di fondi clandestini da destinare alle operazioni in oggetto, un’agenzia, la Cia, che coordinasse l’operazione e distribuisse i finanziamenti <266.
L’azione clandestina in Italia non si limitò al finanziamento occulto ai partiti, ma si estese fino a comprendere la predisposizione di un vero e proprio piano d’azione a sostegno del governo italiano, da attivare in caso di vittoria del Fronte popolare alle elezioni, oppure nell’eventualità di una rivolta comunista a fronte di una potenziale sconfitta (il Piano X) <267. Il Piano X per la tutela dell’ordine pubblico in caso di azioni eversive prevedeva: 1) la fornitura di ingenti quantitativi di armi a De Gasperi, 2) l’assistenza, il finanziamento e l’armamento di movimenti anticomunisti legati a forze reazionarie, spesso addirittura neofasciste, affinché promuovessero quelle azioni di sabotaggio, di guerriglia e di disturbo poi attribuite ai partiti del Fronte popolare <268. Gli Stati Uniti fecero inoltre ricorso a finanziamenti a vantaggio di organizzazioni anticomuniste, come i Comitati civici di Gedda, allo scopo di esercitare pressioni sul governo affinchè adottasse iniziative più efficaci e radicali contro il comunismo <269. Le iniziative clandestine degli Stati Uniti in Italia si estero anche al campo sindacale. In questo settore, lo scopo principale era quello di favorire sindacati anticomunisti e apartitici, più vicini agli interessi statunitensi rispetto ai sindacati di matrice comunista. Ad esempio la Cgil avrebbe potuto sabotare gli obiettivi del Piano Marshall e della ricostruzione economica dell’Italia. A questo scopo fu messa in campo l’American Federation of Labor (Afl), e furono impiegati i fondi del Piano Marshall destinati agli Usa per coprire le spese amministrative <270. La campagna promossa dagli Stati Uniti in Italia fu determinante ai fini dei risultati elettorali, che videro il 48% dei voti andare alla Dc e al Pr. Oltre che ai finanziamenti occulti, la vittoria delle forze moderate fu ottenuta anche grazie alla minaccia di escludere l’Italia dai benefici del Piano Marshall in caso di affermazione delle forze di sinistra, e alla mobilitazione della Chiesa nella crociata anticomunista. Bisogna poi considerare il peso esercitato dall’attrazione per il modello americano, e dalla paura diffusa in certi ambienti sociali nei confronti del comunismo, che nella primavera era andato al potere in Cecoslovaccia per mezzo di un colpo di stato.
L’intervento degli Stati Uniti contribuì comunque a produrre risultati importanti contro la sinistra in Italia <271. Nel gennaio 1947, si era giunti infatti alla spaccatura del Partito socialista, con la nascita del Partito Socialista dei lavoratori italiani (Psli) di Giuseppe Saragat <272. Più tardi, tra il luglio e l’agosto 1948, si ebbe anche la scissione della Cgl, da cui nel 1950 nacque la Cisl, collaterale alla Dc e anticomunista <273. Allo stesso modo, nel dicembre 1947, in Francia si arrivò alla scissione della Confédération Génération du Travail (Cgt) e alla nascita di Force Ouvrière <274.
[NOTE]
258 H. S. Truman, Address on Foreign Economic Policy, Delivered at Baylor University, 6 marzo 1947, disponibile al link: https://www.trumanlibrary.org/publicpapers/index.php?pid=2193&st=&st1=.
259 F. Catalano, Europa e Stati Uniti negli anni della guerra fredda. Economia e politica 1944-1956, Milano, Ili, 1972.
260 G. Mammarella, Destini incrociati, cit. pp. 158-159.
261 E. Di Nolfo, Europa e Stati Uniti tra il 1945 e il 1989, cit. p. 59.
262 S. Colarizi, Storia politica della Repubblica 1943-2006, Roma-Bari, Laterza, 2007.
263 G. Sartori, Bipartitismo imperfetto o pluralismo polarizzato?, in P. Farneti, Il sistema politico italiano, Bologna, Il Mulino, 1972; G. Galli, Il bipartitismo imperfetto: comunisti e democristiani in Italia, Milano, Mondadori, 1984; pp. 287-309; A. Lepre, Storia della Prima Repubblica, Bologna, Il Mulino, 1993, p. 188; U. Santino, La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l’emarginazione delle sinistre, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1997; P. Craveri, La democrazia incompiuta: figure del ‘900 italiano, Venezia, Marsilio, 2002; S. Lupo, Partito e antipartito. Una storia politica della Prima Repubblica (1946-78), Roma, Donzelli, 2004.
264 I. M. Wall, The United States and the Making of Postwar France, 1945-1954, New York, Cambridge University Press, 1991, pp. 66 e ss; M. Lazar, S. Courtois, Histoire du Parti communiste français, Paris, Presses universitaries de France, 1995; P. Buton, L’éviction des ministres communistes, in S. Berstein, P. Milza (a cura di), L’année 1947, Paris, Presses de Sciences Po, pp. 339-355; A. Guiso, Partiti comunisti e la crisi del 1947 in Italia e in Francia. Una riconsiderazione in chiave comparativa, in “Ventunesimo Secolo”, 6, 12 (2007), pp. 131-168.
265 J. E. Miller, Taking off the gloves. The United States and the Italian elections of 1948, in “Diplomatic History”, 1 (1983): pp. 35-56; D. W. Ellwood, L’Europa ricostruita. Politica ed economia tra Stati Uniti ed Europa occidentale 1945-1955, Bologna, Il Mulino, 1994, pp. 155-159.
266 A. Colonna Vilasi, Storia della Cia, cit. p. 16.
267 P. Mastrolilli, M. Molinari, L’Italia vista dalla Cia 1948-2004, Roma-Bari, Laterza, 2005, pp. 3 e ss.
268 M. Fini, R. Faenza, Gli americani in Italia, Milano, Feltrinelli, 1976, p. 256.
269 I “Comitati civici” erano un’organizzazione creata dal Presidente di Azione Cattolica, Luigi Gedda, allo scopo di orientare la campagna elettorale nel senso di “una scelta di civiltà” e in funzione anticomunista, senza coinvolgere direttamente la Chiesa. Alla base della fiducia nutrita da Washington nei confronti di Gedda vi fu, molto probabilmente, una sorta di “autoinganno”, cioè la convizione che Gedda condividesse il modello di sviluppo statunitense e che fosse, grazie al suo “zelo organizzativo” e alla sua “attenzione”, l’unico in Italia a poter applicare le tecniche di guerra psicologica, in un quadro politico in cui la passitivà della Dc costituivano un ostacolo alla lotta contro il Pci. M. Del Pero, Gli Stati Uniti e la “guerra psicologica” in Italia (1948-1956), in “Studi Storici”, 39, 4 (1998): pp. 953-988. Per un resoconto della figura e delle attività di Luigi Gedda, si veda invece: S. Lanaro, Storia dell’Italia repubblicana: dalla fine della guerra agli anni Novanta, Venezia, Marsilio, 1992, pp. 100-105.
270 M. E. Guasconi, L’altra faccia della medaglia. Guerra psicologica e diplomazia sindacale nelle relazioni Italia-Stati Uniti durante la prima fase della guerra fredda, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1999, pp. 51 e ss.
271 J. Harper, L’America e la ricostruzione dell’Italia 1945-1948, Bologna, Il Mulino, 1987, pp. 301-302; D. W. Ellwood, L’Europa ricostruita, cit. p. 158; S. Colarizi, Storia politica della Repubblica, cit. pp. 41 e ss.
272 Il motivo della scissione va ricercato nello scontro tra Nenni e Saragat. Il primo era intenzionato a non sciogliere l’alleanza con i comunisti, il secondo era invece convinto della necessità di rompere il Patto di unità d’azione, e di uniformarsi allo scontro internazionale in atto prendendo posizione contro la dittatura sovietica. S. Colarizi, Storia politica della Repubblica, cit. p. 36.
273 M. E. Guasconi, L’altra faccia della medaglia, cit. pp. 54 e ss.; G. Formigoni, La scelta occidentale della Cisl. Giulio Pastore e l’azione sindacale tra guerra fredda e ricostruzione (1947-1951), Milano, Angeli, 1991.
274 J. Kantrowitz, L’influence américaine sur Force ouvrière: mythe ou réalité?, in “Revue française de science politique”, 28, 4 (1978): pp. 717-739; F. Romero, Gli Stati Uniti e il sindacalismo europeo 1944-1951, Roma, Edizioni Lavoro, 1989; R. Kuisel, Seducing the French. The Dilemma of Americanization, Berkeley, University of California Press, 1993; D. W. Ellwood, L’Europa ricostruita, cit. p. 193.
Letizia Marini, Resistenza antisovietica e guerra al comunismo in Italia. Il ruolo degli Stati Uniti. 1949-1974, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Macerata, 2020
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