Il PUNS perse tutta la sua credibilità quando nel 1975 il suo leader politico fuggì in Marocco

Il proposito di questo studio è quello di fornire una conoscenza basica della realtà del popolo saharawi, ed investigare alcuni degli aspetti sociali e politici della Spagna nel periodo compreso tra il 1973 e il 1991, rispetto alla problematica del Sahara Occidentale. I limiti cronologici di questo studio sono il 1973 e il 1991. Il primo, più precisamente il mese di maggio, si riferisce al momento in cui si costituì il Fronte Polisario, movimento di liberazione del Sahara Occidentale, e si diede inizio alla guerra del Sahara. Il 1991 è, invece, l’anno in cui viene approvato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU il Piano di Pace firmato dal Marocco e dal Fronte Polisario, che aveva come obiettivo finale la celebrazione di un referendum di autodeterminazione del popolo saharawi. L’obiettivo principale è quello di chiarire i fatti che accaddero in Spagna e nel Sahara durante il periodo preso in considerazione, in modo da poter capire i motivi che, prima, indussero il Governo spagnolo a decidere di porre fine alla sua presenza nel Sahara, e, poi, determinarono l’abbandono della causa saharawi.
[…] Nel 1973 sorgono con forza una serie di gruppi che, appoggiati da diversi paesi, difendono e proclamano le loro tesi indipendentiste nel Sahara e proclamano il rifiuto della presenza spagnola nell’ambito territoriale che considerano loro.
FRONTE POLISARIO
Il 10 maggio 1973 si crea nella clandestinità il FRONTE POLISARIO (Fronte Per la Liberazione di Saguia el hAmra e Rio De Oro). Questo rivendica Bassir Mohamed come imam, ovvero guida spirituale, del suo movimento. Inizialmente, il Fronte Polisario contò con l’appoggio militare e politico del regime mauritano, che ospitò i rivoluzionari saharawi, nell’intento di ostacolare le pretese di annessione del territorio da parte marocchina. L’Algeria appoggiò il gruppo nazionalista a partire dal 1975. Il Governo marocchino, invece, al conoscere la creazione di questo gruppo politico, al principio, reagì con indifferenza dato che non ammetteva nessun rappresentante del popolo saharawi. Il programma costitutivo del Fronte Polisario era stato elaborato e concepito unicamente considerando l’aspetto della lotta armata, lasciando per il futuro la confezione di un programma più completo di azione nazionale. Il Manifesto del 10 maggio 1973 affermava che: “è stato comprovato che il colonialismo spagnolo vuole mantenere il suo dominio sul nostro popolo arabo, cercando di annegarlo nell’ignoranza e nella miseria, e lo ha separato dal Maghreb arabo e dalla nazione araba; in seguito al fallimento di tutti i mezzi pacifici utilizzati dal movimento, il Fronte Polisario è nato come espressione unica delle masse, optando per la violenza rivoluzionaria e la lotta armata come mezzi attraverso i quali il popolo arabo saharawi, africano, possa recuperare la sua libertà totale e far fallire le manovre del colonialismo spagnolo […] Invitiamo tutti i popoli rivoluzionari a mobilitare le proprie file per affrontare il nemico comune. La libertà si ottiene con il fucile. Il Comitato Esecutivo.”
Nel Programma Politico seguente distaccavano i seguenti punti: – è un partito integrante della rivoluzione araba; – sostiene la lotta dei popoli contro il colonialismo, il razzismo e l’imperialismo; – considera che la collaborazione con la rivoluzione popolare algerina è una tappa transitoria e costituisce un elemento essenziale per arrestare le manovre contro il Terzo Mondo.
Il Fronte Polisario rifiutava qualsiasi ingerenza di Stati vicini africani e rivendica un Sahara libero e indipendente. La prima azione militare, premessa basica del movimento, contro una postazione spagnola ebbe luogo il 20 maggio 1973.
Nel primo periodo della lotta armata le azioni combattive non sono né tanto frequenti, né ben organizzate: il Fronte Polisario non dispone di accampamenti fissi, che sarebbero localizzati immediatamente, e non può neppure nascondersi tra i grandi gruppi di nomadi, che ormai non esistono più. Le operazioni di attacco, che più che cercare uno scontro diretto tentano di sollevare la coscienza nazionale, vengono effettuate sempre di notte, calcolando con precisione i tempi per avvicinarsi all’obiettivo e per poter allontanarsi, poi, verso una posizione ottimale dove montare un’imboscata alle forze di persecuzione. Alle azioni armate si unisce, nelle città, la propaganda, per lo più manuale o scritta a macchina. Questa diffonde alcune idee elementari, ma facilmente assimilabili, nazionaliste e rivoluzionarie, come l’importanza della fede dell’Islam, la necessità di liberarsi dal colonialismo, la costruzione della nazione araba per liberare i saharawi dal dominio coloniale e dall’analfabetismo e sottosviluppo. Tuttavia, nei primi tempi, viene segnalato come unico nemico da combattere la potenza coloniale, senza far alcun riferimento al pericolo che potrebbe provenire dalle nazioni vicine.
IL MOREHOB
Un altro movimento che ha caratteristiche simili a quelle del Fronte Polisario è il “MOvimiento Revolucionario de los HOmbres Azules”, ovvero MOREHOB. Questo gruppo, fino a che il Sahara si convertì nel protagonista internazionale, era stato un movimento di grande consistenza all’interno delle organizzazioni clandestine che lottavano nel territorio saharawi. Il cervello di questo movimento era Edouard Moha, nome fittizio che nascondeva una personalità mossa da complessi interessi per nulla trasparenti. Il movimento era una creazione dei servizi informativi marocchini, stabilito ad Algeri nel 1973 a seguito di un abile trucco di intossicazione informativa che aveva ingannato gli algerini facendosi passare per un movimento di liberazione. Si è detto, addirittura, che Moha era un uomo di paglia al servizio del Marocco, tesi che può aver credito visti i suoi articoli divulgativi contro il Fronte Polisario. Il MOREHOB rifiutava tanto le pretese spagnole di rimanere nel Sahara, quanto le tesi di annessione marocchine, e contava, fino alla fine del 1973, con l’appoggio dell’Algeria. L’Algeria ha dimostrato sempre il suo appoggio a quei gruppi che rivendicavano l’indipendenza del Sahara: permettendo al Marocco di annettere un territorio di importanza strategica come il Sahara, avrebbe perso un ruolo protagonista nel futuro del Nord Africa. In più, dobbiamo segnalare che in principio l’Algeria non diede il suo appoggio alla causa saharawi; per questo motivo, sebbene il Fronte Polisario fisserà la sua attenzione sulla rivoluzione algerina ed ispirerà alcuni punti del suo programma al modello algerino, non bisogna esagerare il ruolo di influenza che l’Algeria ha tenuto durante la nascita e il primo sviluppo del Fronte Polisario. Negli anni cruciali del conflitto nel Sahara, però, il movimento del MOREHOB perse rilevanza politica.
MOVIMENTO 21 AGOSTO
Parallelamente all’intensificazione del conflitto, sorse in Marocco un nuovo partito, il Movimento 21 Agosto, il cui obiettivo era quello di portare avanti una lotta senza quartiere contro il nemico spagnolo fino al riconoscimento del diritto legittimo e il ritorno alla Nazione marocchina del Sahara occupato, Ceuta e Melilla. Questo partito, a differenza di quelli analizzati anteriormente, si caratterizzò per la sua propaganda a favore del progetto marocchino. In seguito, il movimento si denominò Fronte di Liberazione Unito (F.L.U.) e firmò comunicati congiunti col MOREHOB. Nel 1975, la sua presenza nel contesto politico del conflitto fu quasi inesistente, scomparendo posteriormente.
IL PUNS
La Spagna giocò anche bene una carta con la creazione di gruppi politici nel Sahara. Il Partito dell’Unione Nazionale Saharawi si creò nel 1974 e fu l’unico partito politico riconosciuto legalmente dal governo spagnolo. Nel primo Congresso celebrato a El Aaiun si tracciarono i punti basici della politica da seguire nel Sahara: – conseguire l’indipendenza sahariana mediante un processo di libera determinazione; rifiutare ogni pretesa straniera; – conservare e rafforzare le tradizioni religiose e sociali, adattandole alle istituzioni di uno Stato moderno; – dotare il paese di un’economia moderna; – promuovere l’educazione a tutti livelli, rendendola obbligatoria e gratuita; – riorganizzare il sistema di giustizia islamica; – considerare l’Islam come religione ufficiale e l’arabo come lingua nazionale; – garantire impieghi per tutti i cittadini; – valorizzare la personalità della donna sahariana; – mantenere relazioni di amicizia e cooperazione con tutti i paesi, specialmente con i paesi islamici e con quelli della stessa zona geografica del Sahara; – mantenere rapporti di amicizia e cooperazione reciproca con la Spagna; – dare alla gioventù sahariana l’opportunità di giocare un ruolo fondamentale nella costruzione di un Sahara moderno; – creare e amministrare cooperative agricole nel paese; – condurre una politica di sicurezza sociale e assistenza. Questo manifesto sembra quello che un partito politico presenta per vincere le elezioni. Si difende l’indipendenza del Sahara, ma non si espongono i mezzi per portarla a termine. Si rifiuta l’ingerenza di qualsiasi paese straniero, ma si sapeva bene che era il governo spagnolo il responsabile della creazione di questo gruppo politico.
La differenza chiara tra il PUNS e il Fronte Polisario era che, sebbene entrambi desiderassero l’indipendenza del Sahara, il primo optava per un processo lento e con la cooperazione della Spagna, mentre il secondo voleva una lotta rapida e senza nessun aiuto della potenza amministratrice. Il PUNS perse tutta la sua credibilità quando nel 1975 il suo leader politico fuggì in Marocco e rese vassallaggio al re marocchino.
Claudia Norbedo, La Spagna di fronte al conflitto tra Marocco e popolo Saharawi (1973-1991), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 2004-2005

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Pensionato di Bordighera (IM)
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