A partire dagli anni ’60, tali reti clandestine crearono una saldatura con gli ambienti della destra eversiva ed era sempre più evidente lo stabilirsi di una sostanziale contiguità tra apparati paramilitari e la destra neofascista. Per quanto riguarda i legami di queste strutture segrete con la mafia siciliana, era ormai storicamente provato come lo sbarco alleato in Sicilia venne facilitato grazie alla liberazione di noti mafiosi, che scontavano la loro pena negli Stati Uniti, da parte dell’OSS (Office of Strategic Services). Fatti sbarcare in Sicilia, venne ordinato loro di prendere contatto con i diversi boss mafiosi locali in modo da avere una maggior conoscenza del territorio e penetrare più facilmente nella penisola. Diversi boss vennero successivamente insediati quali sindaci di alcune città siciliane quale premio per i loro servigi nel contenere l’avanzata comunista sull’isola. Non a caso la prima strage volta a bloccare l’avanzata delle sinistre in Italia si ha a Portella della Ginestra, in provincia di Palermo, nel 1947. Qui il primo maggio, durante la festa dei lavoratori, un gruppo di fuoco guidato dal bandito Giuliano aprì il fuoco sui manifestanti facendo 11 morti e 27 feriti.
Alla luce degli atti del convegno organizzato dall’Istituto Pollio all’Hotel Parco dei Principi nel maggio del ’65 <45, appariva del tutto logico affermare come il sistema clandestino fosse passato da una situazione di potenzialità operativa a forme concrete di attivazione in una logica sostanzialmente di innesco quando, sul finire degli anni ’60, il quadro sociale e politico del Paese mutò profondamente per fenomeni quali la contestazione studentesca e operaia.
In un momento iniziale prevalsero spinte golpiste, al cui interno si situarono episodi clamorosi quali la strage di Piazza Fontana (17 morti e 84 feriti) e il tentato golpe della notte dell’Immacolata del ’70 (il cosiddetto Golpe Borghese di cui tratteremo più avanti). Quest’ultimo costituì un punto di svolta, poiché da quel momento prevalse, infatti, nel sistema clandestino un atteggiamento duplice e solo apparentemente contraddittorio. Da un lato si sconfiggeva la fazione più rozzamente golpista, dall’altro se ne coprivano le responsabilità per evitare le conseguenze anche politiche di un loro disvelamento: le spinte invisibili venivano contrastate ma la loro indicibilità fu a lungo difesa ed estesa a eventi successivi, certamente ascrivibili ad una dinamica di reazione all’abbandono della originaria prospettiva golpista (strage di Peteano, 3 morti e 2 feriti; strage di Brescia, 8 morti e 103 feriti; treno Italicus, 12 morti e 48 feriti).
In Italia, probabilmente, non si fu mai presa veramente in considerazione l’eventualità di attuare un colpo di Stato alla cilena o alla greca o alla Turca (colpo di Stato e dura repressione delle opposizioni) ma, come scritto dal giudice Tamburino, era necessario “moltiplicare le ore X per galvanizzare i gruppi paralleli, ricattare gli indecisi, tenere sotto minaccia le opposizioni al fine di ottenere i propri risultati (diversi da quelli inseguiti dai gruppi paralleli) senza bisogno di far scattare i carri armati. E’ la strategia del golpe permanente” ossia la Strategia della Tensione <46. Uno slogan che veniva inneggiato in quegli anni dagli estremisti di destra durante le manifestazioni era: “Ankara, Atene, ora Roma viene!”. Questo permette di capire meglio come in quegli anni si respirasse nell’aria la possibilità di un colpo di stato come quello che sarebbe avvenuto in Cile (e come era predisposto dal piano Solo e dal tentato golpe Borghese) l’11 settembre 1973.
Il ’74 costituisce un anno di svolta nello scenario internazionale poiché Nixon, a causa dello scandalo Watergate, fu costretto a dimettersi da Presidente degli Stati Uniti e con la sua rinuncia al mandato cambiavano i dettami di politica estera degli Usa. Negli anni seguenti si osservava in Italia una recrudescenza dello scontro armato e l’utilizzo da parte dei servizi segreti di elementi anche di sinistra che non a caso acquistavano un maggior grado di intensità e pericolosità ma che in qualche modo venivano tollerati con una finalità stabilizzante ormai pienamente percepibile e percepita. Clamoroso è il caso del rapimento e successiva eliminazione dell’onorevole Aldo Moro avvenuto nel 1978 per mano delle Brigate rosse anche grazie al non intervento dei servizi di sicurezza dello Stato, in quel preciso momento controllati dalla loggia P2.
Nel 1980 si ha poi la più grave delle stragi mai avvenuta in Italia, la strage alla stazione di Bologna, dove muoiono 85 persone e altre 200 rimarranno ferite. Anche qui come in altre stragi, la notizia dello scoppio della bomba circolava già da mesi in ambienti militari e neofascisti ma nulla fu fatto per sventare lo scoppio e addirittura i servizi segreti (tutti targati P2) fecero di tutto per deviare le indagini e insabbiare le prove.
La trame che collegano apparati istituzionali o dell’esercito a tutte queste stragi e molte altre a venire (sopratutto dal 1984 in poi effettuate dalla manovalanza mafiosa) ci permettono di capire, analizzate nel loro insieme, come in Italia il processo democratico del Paese abbia sempre incontrato resistenze e ostruzioni da parte di un doppio Stato semiufficialmente riconosciuto da poteri (politici e militari) che operano nella legalità.
[NOTE]
45 Il convegno, considerato da molti storici l’atto di nascita della strategia della tensione in Italia, venne sovvenzionato dal Sifar e vide la presenza durante i tre giorni dei massimi vertici militari e dei servizi segreti, insieme a teorici della più dura politica anticomunista. Tra i relatori vi furono: Guido Gianettini (uomo dei servizi implicato successivamente nell’inchiesta di piazza Fontana), Pino Rauti (fondatore di Ordine nuovo, imputato e assolto per piazza Fontana e Brescia), Pio Filippani Ronconi, Eggardo Beltrametti (che con Rauti e Giannettini scriverà l’opuscolo Le mani rosse sulle Forze armate, distribuito da Freda), Giorgio Pisanò e molti altri. Beltrametti, E., & Istituto Alberto Pollio. (1965). La Guerra rivoluzionaria: Atti del primo convegno di studio promosso ed organizzato dall’Istituto Alberto Pollio di studi storici e militari svoltosi a Roma nei giorni 3, 4 e 5, maggio 1965 presso l’Hotel Parco dei Principi. Roma: Giovanni Volpe consultabile anche all’indirizzo internet: http://www.stragi.it/la_guerra_rivoluzionaria/
46 Bolognesi, P., & Scardova, R. (2012). Stragi e mandanti: Sono veramente ignoti gli ispiratori dell’eccidio del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna? Reggio Emilia: Aliberti
Giulia Fiordelli, Dalla Konterguerilla ad Ergenekon. Evoluzioni del Derin Devlet, tra mito e realtà nella Turchia contemporanea: analogia con la stay-behind italiana, Tesi di laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, Anno Accademico 2012-2013
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