Pecorelli scriveva di Sindona

«Osservatore politico» si occupò di Michele Sindona precedentemente al crac finanziario ed alle vicende giudiziarie che coinvolsero le sue banche, segnalando gli strani legami con esponenti politici italiani e con la malavita americana. Uno degli argomenti più seguiti da Carmine Pecorelli fu il rapporto tra il banchiere e Giulio Andreotti, in diversi articoli scritti tra il 1974 ed il 1979. «Da fonte bene informata ci risulta che Michele Sindona si è incontrato con Giulio Andreotti <41». L’incontro tra il Banchiere e Andreotti, durante un viaggio negli Stati Uniti nel 1971, fu l’occasione per Pecorelli di tornare sull’argomento: «Ad inventare il proverbio “patti chiari ed amicizia lunga” sono stati Sindona ed Andreotti <42».
Su «Osservatore politico» cominciarono a comparire brevi articoli, quasi sempre enigmatici o di difficile comprensione, riguardanti la dubbia solidità dell’impero di Michele Sindona. In particolar modo dopo il mancato finanziamento di capitale della Finambro.
“Il più brillante affare condotto a termine dall’ex finanziere italo-americano, resta, a detta degli esperti, il finanziamento di cento milioni di dollari ottenuto dal Banco di Roma in cambio di un buco di quattrocento miliardi di lire italiane” <43.
Sebbene il giornalista e Michele Sindona fossero in buoni rapporti sembrerebbe, anche secondo la testimonianza di Paolo Patrizi, che Pecorelli non si facesse scrupolo d’attaccare il banchiere soprattutto quando poteva presentarsi l’occasione per denigrare Andreotti.
“Dal buio dell’affare Sindona emerge una villa lussuosissima che, sotto un cielo di stelle, illumina il volto, diafano e pensoso, di un’alta personalità del mondo. Inventato finanziere da Lucky Luciano, i due si conobbero in Sicilia nel ’43 quando per conto dell’agente dell’Oas Luciano, Sindona fece sparire diversi milioni di dollari che il servizio segreto americano aveva destinato alla preparazione dello sbarco alleato. Nel meeting di Palermo (1952 hotel delle Palme) lo nominò amministratore di due miliardi di dollari che all’epoca i boss fecero riciclare per le loro operazioni europee attraverso opportune banche svizzere” <44.
Per dare un senso di veridicità agli articoli fino ad allora pubblicati, venne esposto un documento di notevole rilevanza del Ministero dell’Interno, indirizzato alla Questura di Milano e misteriosamente pervenuto in possesso di Carmine Pecorelli. Trattasi di un’indagine della polizia americana sul traffico d’allucinogeni tra l’Italia e gli Stati Uniti <45. Sindona sembrerebbe coinvolto.
“Ministero degli Interni – Interpol – 16 novembre 1967 prot/123 516404 alla Questura di Milano. Oggetto: traffico di di allucinogeni tra l’Italia e Stati Uniti. Nel commercio sarebbero implicati con i cittadini Usa Porco Daniel, Gengarella Ernest, i cittadini italiani Sindona Michele, nato a Patti l’8/5/1920, residente in via Turati e Vio Rolf, non meglio indicato. Si prega di esperire le opportune indagini sul conto dei predetti comunicandone l’esito” <46.
Venne in possesso anche del protocollo 306571 del 31 gennaio 1968, con cui la Questura di Milano rispose al Ministero dell’Interno. E lo pubblicò a sua volta.
“Il cittadino statunitense Porco Daniel risulta alloggiato varie volte presso il Palace Hotel di questa piazza della Repubblica e da ultimo nell’anno 1967 dal 12 al 16 ottobre. Da accertamenti svolti è risultato che il medesimo intrattiene in questa città stretti rapporti di amicizia con l’avvocato Sindona Michele. I rapporti di affari risalgono al 1960 quando entrambi erano consiglieri della Spa “Fonderie Acciaierie Milanesi” con sede in Milano via Privata Nevesa 1, della quale società era direttore amministrativo prima e direttore generale poi l’ing. Vio Rolf. Allo stato degli accertamenti qui svolti non sono emersi elementi per poter affermare che le persone di cui innanzi e soprattutto Porgo e Sindona siano implicati nel segnalato traffico di stupefacenti” <47.
Il questore di Milano Giuseppe Parlato confermò il rapporto d’affari tra Sindona e Porco escludendone ogni coinvolgimento nel traffico di droga, non considerando la segnalazione americana <48. L’occultamento o la scarsa attenzione a questa indagine della questura milanese portò Pecorelli a credere che dietro Michele Sindona vi fossero personalità di rilievo e protezioni politiche. Considerate le amicizie e le frequentazioni del giornalista, i rapporti con le associazioni massoniche ed i suoi contatti che fornivano costanti notizie riservate, risulta difficile credere che il giornalista non conoscesse anche parzialmente la dinamica sindoniana. È probabile che gli articoli scritti su «Osservatore politico» servissero a colpire terze persone legate alla vicenda.
A prescindere da tale osservazione, «Op» continuò a pubblicare brevi articoli di denuncia nei confronti delle sospette e dubbie azioni del banchiere di Patti.
“Dall’esame dei libri contabili della Banca Privata Finanziaria e della Banca d’Unione, sarebbe emersa la partecipazione, per altro molto interessante, alla proprietà dei due istituti di credito di un uomo politico di prima grandezza. Lo stesso personaggio sarebbe, ma in epoca successiva, venuto in possesso di notevoli quantità di Montedison. Entrambe le operazioni sarebbero state consigliate da un funzionario della Banca Nazionale dell’Agricoltura molto vicino a quel Pietro Macchiarella <49 a sua volta molto vicino a Michele Sindona” <50.
Nel maggio del 1975, ad esempio, uscì un nuovo articolo riferito all’inaugurazione della fabbrica sindoniana Patty nel 1969. Secondo Pecorelli sarebbe una palese manifestazione del legame tra Sindona e la Democrazia cristiana, in particolare modo con Giulio Andreotti.
“Il 14 luglio del 1969 nei dintorni di Frosinone fu inaugurata la sede della Patty, una nuova industria di proprietà di Michele Sindona, specializzata nella produzione di valigie in fibra rigida brevettate dalla Saifex, anch’essa di proprietà del finanziere siculo-meneghino. Presente alla cerimonia, oltre a Sindona e a monsignor Marcinkus, c’era anche Giulio Andreotti (per intendersi quello che dice di non aver mai visto e conosciuto Sindona) che emozionatissimo precedette al rituale taglio del nastro tricolore. Purtroppo però lo stabilimento navigò sempre in cattive acque e nella mente del finanziere era già nata l’idea di chiuderne i battenti quando d’un tratto intervenne in suo favore la fata turchina che con la sua bacchetta magica fece sì che gli venissero elargiti a larghe mani prestiti dell’Imi e della Cassa per il Mezzogiorno. Morale della favola, ad inventare il proverbio “patti chiari, amicizia lunga” sono stati Sindona ed Andreotti” <51.
Ed ancora:
“I due magistrati che indagano sul crack, Urbisci e Viola, avrebbero ricostruito erogazioni nere per oltre un miliardo che l’ex finanziere siculo-meneghino in più riprese avrebbe rilasciato a favore di un noto e meridionale esponente della corrente fanfaniana” <52.
Ed è proprio delle indagini del Giudice Istruttore Dott. Olivio Urbisci che venne proposto un reportage dal titolo “Caso Sindona”, pubblicato in due numeri speciali, rispettivamente datati il 19 marzo e 23 marzo 1976. Un’ampia ricostruzione, di cinque pagine a parte, dei movimenti economico-societari del banchiere. Ma è chiaro che principalmente Carmine Pecorelli tentò di ricostruire gli illeciti giri di denaro che avvennero tra Michele Sindona ed il mondo politico, la Democrazia cristiana ed in particolar modo, il suo più grande obbiettivo giornalistico, Andreotti.
“Siamo entrati in possesso di un documento relativo all’istruttoria Sindona. In particolare della parte che si riferisce al professionista che percepì dal Salvatore della lira il miliardo da girare al presidente del Consiglio. Esistono infatti le prove documentali che il presidente del Consiglio ha percepito un miliardo da Michele Sindona. Che un altro miliardo è stato pagato ad un ex segretario politico di un partito. Che ben quindici miliardi sono stati versati nelle casse di un partito politico (lo stesso del presidente del Consiglio e dell’ex segretario politico in questione). Insomma la testa di Sindona è troppo decisiva per gli equilibri del Mediterraneo perché possa restare ancora troppo a lungo ancorata alle spalle” <53.
In un articolo del dicembre del 1976 si continuò a parlare di coinvolgimento della Democrazia cristiana:
“Corre voce che un certo consulente finanziario di un notissimo e molto influente senatore democristiano abbia inutilmente varcato per ben due volte l’oceano, destinazione Usa Hotel Pierre, per tentare di piazzare settecento milioni di titoli Finambro di cui è portatore presso Michele Sindona. Il quale si sarebbe dichiarato disponibile all’operazione a patto che gli venga ripristinata la sua precedente situazione economica e politica in Italia. È stato a quel punto che al consulente s’è rizzata la criniera in testa” <54.
L’ultimo articolo di «Op», dopo un anno di silenzio in merito ai fatti del banchiere, è datato 16 aprile 1978. La data coincise con il settimo comunicato, falso, delle Brigate rosse annunciando l’esecuzione di Aldo Moro e la reperibilità del cadavere nel lago della Duchessa.
“La più recente vittima del disordine e dello sfacelo morale in cui il nostro paese è caduto, è Aldo Moro: vittima anche lui, però, prima e oltre che dei terroristi, di una ferrea logica d’omertà politica che gli ha impedito di rivelare cose che certamente sa, di indicare quali e quanti scheletri sono nascosti negli armadi. Nel ministero degli Affari Esteri, per esempio, sarebbe il momento d’aprire gli armadi etichettati Sindona” <55.
[NOTE]
41 DI GIOVACCHINO, Scoop mortale, p. 106.
42 Ibidem.
43 «Osservatore politico», 10 ottobre 1974.
44 «Osservatore politico», 25 ottobre 1974.
45 Indagine di Fred J. Douglas, capo della International Criminal Police Organization di Washington, FLAMIGNI, Trame Atlantiche, p. 136.
46 IACOPINO, Pecorelli Op, p. 120.
47 Ivi, p. 121.
49 Presidente della Banca Nazionale dell’Agricoltura.
50 «Osservatore politico», 25 marzo 1975.
51 «Osservatore politico», 14 maggio 1975.
52 Ivi, 11 luglio 1975.
53 Ivi, 17 settembre 1976.
54 Ivi, 13 dicembre 1976.
55 Ivi, 16 aprile 1978.
Giacomo Fiorini, Penne di piombo: il giornalismo d’assalto di Carmine Pecorelli, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno accademico 2012-2013

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