I tedeschi spinsero Larocca contro la ringhiera delle scale e si precipitarono in cucina

Nel maggio 1944 l’attività di trasmissione [di Radio Cora a Firenze] divenne più intensa per l’inizio dell’offensiva alleata a Cassino. Tra i loro meriti fu la decimazione della divisione “Hermann Goering”, la quale passava da Firenze il 10 maggio 1944 per dirigersi a Roma, accelerando la liberazione di quest’ultima. Segnalarono infatti agli Alleati la posizione della colonna nel momento in cui si era fermata tra Siena e Grosseto nei pressi di un cimitero. Quando la divisione malconcia ripassò da Firenze pochi giorni dopo, dirigendosi verso il Brennero, Ballario contò un’ottantina di carri armati malridotti. <71
A questo duro colpo le SS risposero con l’arresto di Orsola Biasutti, membro importante del Servizio Informazioni del PdA, avvenuto il 12 maggio 1944. Nonostante l’aiuto della sua amica, Ada Businelli, che aveva portato via tutto il materiale compromettente dalla sua casa, fu arrestata e condotta a “villa Triste” e lì torturata. <72 Non rivelò nulla di quando sapeva e per il suo coraggio e i suoi meriti verrà ricordata da Tristano Codignola. <73
La liberazione di Roma il 4 giugno dette grande speranza, ma d’altro canto inasprì i controlli fascisti. Come già accennato, il ridursi delle basi di trasmissione e la necessità di trasmettere per più ore aveva aumentato i già numerosi rischi affrontati dalla Radio Co.Ra. gruppo Bocci. La retata li trovò in riunione nell’appartamento affittato su consiglio di Ballario nel maggio di quell’anno, quando un suo amico gli aveva riferito di un locale disponibile e adatto alle trasmissioni sito in piazza d’Azeglio 12. Larocca ne fornisce una descrizione dell’interno: “L’appartamento era grande: aveva uno spazioso ingresso, sul quale si aprivano le porte di alcune camere e di un ampio salone (le cui finestre si affacciavano su Piazza d’Azeglio) e di un piccolo locale dal quale, con una scaletta, si raggiungevano le soffitte dove si trovava il quartiere di servizio. Questo era composto di varie camerette e dalla cucina, la cui porta, la prima in cima alla scala, dava su un lungo ballatoio; c’era anche un ripostiglio dal quale, per mezzo di una scaletta a pioli appoggiata a un finestrone, si poteva raggiungere il tetto”. <74
Per non destare sospetti, seppur si trattasse di uno stabile con inquilini “tranquilli”, l’avv. Bocci e sua moglie vi mangiavano e dormivano. Per lo stesso motivo e per l’estrema prudenza del R.T. “Pomero”, braccato dai fascisti, e per evitare che i suoi capelli rossi fossero notati dagli abitanti dello stabile, le trasmissioni furono gestite da Luigi Morandi che si era fatto dare i quarzi dal R.T. Alleato. Come già accennato, il 7 giugno 1944, le SS tedesche accompagnate da militari fascisti si introdussero nell’appartamento e li condussero a “villa Triste” per gli interrogatori. Quel giorno erano eccezionalmente riuniti tutti insieme per discutere del questionario mandato dal gen. Alexander che prevedeva la risposta a diversi argomenti. Erano presenti Bocci, Larocca, Piccagli, Focacci, Gilardini e Campolmi. Morandi si trovava nel piano superiore a trasmettere e il cap. Piccagli lasciò la riunione prima dell’irruzione dei nazi-fascisti. Erano assenti la moglie dell’avvocato, Mitzi, Tamburini e Ballario, recatosi all’ospedale per stare accanto alla fidanzata ricoverata per setticemia. <75
Quel pomeriggio, ci racconta Larocca, Bocci discuteva in piedi tra le finestre con Piccagli e Focacci; mentre Campolmi e Gilardini parlavano seduti su divano davanti a una carta dell’Appennino Centrale sul tavolino e infine Larocca riordinava degli appunti e dei documenti. <76 Dopo poco Piccagli abbandonò la riunione promettendo di tornare più tardi e Focacci lo seguì successivamente. Mentre usciva fu bloccato e ricondotto nell’appartamento da tre individui che lo minacciavano con delle pistole. Come si può immaginare, all’entrata di Focacci accompagnato dai tedeschi, nel salone dell’appartamento in Piazza d’Azeglio, ci fu il gelo. Si alzarono, muti. L’avvocato Bocci ruppe il silenzio chiedendo ai militari cosa volessero, gli fu risposto con la richiesta di come raggiungere il tetto. Nella speranza che gli altri potessero in qualche modo avere scampo, Larocca si offrì di accompagnarli, non sapendo che Morandi era intento a trasmettere. Lo scoprì mentre saliva le scale con i due soldati (uno di loro rimase con gli altri di guardia): il filo dell’antenna pendeva dal ballatoio «come una corda per stendere il bucato» <77 e si sentiva il ticchettìo tipico delle radiotrasmittenti proveniente dalla cucina. Resosi conto immediatamente della situazione, i tedeschi spinsero Larocca contro la ringhiera delle scale e si precipitarono in cucina. Ritornata nel salone, Larocca lo trovò pieno di SS in divisa, repubblichini e poliziotti accorsi in riforzo agli agenti. Fu spinta tra Campolmi e Bocci tra le due finestre con le mani alzate come tutti gli altri. Mentre i soldati iniziarono a minacciarli, urlargli contro e picchiarli, si udì uno sparo proveniente dall’altra stanza. Appresero solo successivamente che fu Morandi a sparare per primo, approfittando di una distrazione dell’agente: infatti, gli sottrasse la pistola e gli sparò, uccidendolo; fu ferito a sua volta dai tedeschi accorsi coi mitra dopo lo sparo. <78 Verrà ricoverato e morirà per le ferite riportate pochi giorni dopo. <79 La morte dell’agente tedesco irritò i soldati che se la presero con gli altri arrestati più violentemente: Bocci, ad esempio, che si era mosso e aveva forse dato l’impressione di aver fatto dei segnali alla finestra, fu preso per il collo, scaraventato verso la parete opposta. Egli scivolò e fu fatto rialzare a pedate. Furono poi fatti uscire dello stabile con le pistole puntate sulla schiena e, in attesa dalle macchine che li avrebbero condotti a “villa Triste”, fatti sistemare lungo il marciapiede col volto al muro e le mani in alto. Ovviamente le carte geografiche, gli
appunti e i documenti che erano nell’appartamento furono portati via quale materiale probatorio delle attività della radio clandestina. Arrivati a “villa Triste” in due gruppi, nella prima macchina erano stati sistemati Bocci e Focacci e nella seconda Campolmi, Larocca e Gilardini, furono nuovamente separati per gli interrogatori preliminari. Iniziarono così anche le violenze e le torture che portarono l’avv. Bocci alla morte. Subì la stessa sorte anche il cap. Piccagli, condotto anch’egli a “villa Triste” con le stesse accuse. <80
Dalle testimonianze dei sopravissuti successive agli eventi si apprende che Bocci e Piccagli cercarono di convincere i fascisti di essere gli unici responsabili dell’attività clandestina, subendone le conseguenze: Piccagli fu fucilato a Cercina insieme a quattro dei cinque giovani paracadutisti arrestati il 9 giugno, <81 un partigiano cecoslovacco ed Anna Maria Enriques Agnoletti, esponente dei Partito Cristiano Sociale, attiva a Roma, arrestata il 15 maggio 1944 e detenuta a “villa Triste”. <82 Enrico Bocci morì per le complicanze al cuore dovute alle percosse e le torture inflittegli. Non è stato mai rivelato il luogo in cui il corpo dell’avvocato sia stato sepolto. <83 Gli altri, che come Piccagli e Bocci erano stati torturati, non furono condannati alla fucilazione ma trasferiti nel campo di Fossoli in attesa di essere spostati in qualche altro campo di concentramento.
Gli stessi protagonisti si interrogarono se vi fosse stata delazione e, in tal caso, chi ne fosse stato il responsabile: chi come Campolmi, accusando il RT Pomero, chi riteneva si fosse trattato della conclusione di un’operazione di infitrati all’interno nel PdA, chi ipotizzava un’imprudenza del gen. Pasqualin e infine chi, come Ballario, sostenne che si trattò del rilevamento da parte dei radiogoniometri tedeschi dell’apparecchio radio, reso più facile dall’aumento della durata delle trasmissioni. <84
[NOTE]
71 LAROCCA G., La Radio Cora, cit., p. 49.
72 LAROCCA G., La Radio Cora, cit., p. 62.
73 Cfr. CODIGNOLA T., Ricordo di Orsola Biasutti, in «Il Nuovo Corriere», Firenze, 4-12-1951.
74 LAROCCA G., La Radio Cora, cit., p. 63.
75 Cfr. LAROCCA G., La Radio Cora, cit., p. 67.
76 Cfr. LAROCCA G., La Radio Cora, cit., p. 68.
77 Cfr LAROCCA G., La Radio Cora, cit., p. 69.
78 Cfr LAROCCA G., La Radio Cora, cit., p. 70.
79 Cfr. CAPORALE R., La “banda Carità”, cit., p. 129. Morandi morì nell’ospedale di via Giusti dopo essere stato interrogato dal magg. Carità che, tuttavia poiché conosceva il padre del giovane, usò con lui dei modi, quanto possibili, umani.
80 Sul momento in cui il cap. Piccagli fu condotto a “villa Triste” vi sono delle discordanze nelle testimonianze di Carlo Campolmi, che afferma che fu arrestato insieme a loro, e quella di Larocca, che sostiene che fu portato successivamente. Tesi confermata anche dall’agente che testimoniò al processo Carità del 1951, una telefona da parte dello stesso Carità che dispose l’arresto del cap. Piccagli, portato a villa Triste da solo. Cfr. Sentenza Corte d’Assise Lucca del 20-7-1951 di cui alcuni passaggi sono riportati in LAROCCA G., La Radio Cora, cit., pp. 72-106.
81 Gli agenti radiotelegrafisti dell’VIII Armata erano stati paracadutati a Monte Javello tra il 2 e il 3 giugno. Erano dotati di radio trasmittenti e armi per estendere la rete delle radio clandestine nel territorio italiano occupato. Cfr. FRANCOVICH C., La Resistenza a Firenze, cit., p. 218.
82 Cfr LAROCCA G., La Radio Cora, cit., pp. 86-87.
83 Cfr ID., La Radio Cora, cit., pp. 89-91.
84 Cfr. ID., La Radio Cora, cit., pp. 93-95 e CAPORALE R., La “banda Carità”, cit., p. 129.
Francesca Cosseddu, L’archivio di Carlo Campolmi. Inventario (1939-1964), Tesi di laurea, Università degli Studi di Firenze, Anno Accademico 2015-2016

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Pensionato di Bordighera (IM)
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